Gabriele d’Annunzio: l’esilio in Francia


Nel 1909 nel Circuito aereo di Montichiari alla presenza di 50.000 spettatori e di numerose personalità giunte da tutta Europa, d’Annunzio decide di compiere il suo primo volo, decollando con Glenn Curtiss e poi con Mario Calderara. Il suo commento una volta giunto a terra lascia già intravedere il futuro di aviatore: “È una cosa divina. Non penso che a volare ancora”.

Certamente non a caso nel 1909 pubblica il Forse che sì forse che no, un nuovo romanzo da tempo annunciato che ha come protagonista un moderno sportman, automobilista e pioniere dell’aviazione. Ma è ormai assediato dai creditori e dagli usurai che lo costringono ad abbandonare l’Italia e l’amata Capponcina alla volta della Francia. In questo periodo frequenta diverse donne: prima Natalia de Goulobeff, la pittrice americana Romaine Brooks e poi la marchesa Luisa Casati Stampa.

Tra il 1911 e il 1912 si rifugia prima a Parigi e poi ad Arcachon nella Gironda, dedicandosi alla composizione di diversi drammi: Le Martyre de Saint Sébastien (1911), musicato da Claude Debussy, che gli costerà la messa all’Indice di tutta la sua opera e Parisina (1912), musicata da Pietro Mascagni. Inizia anche a collaborare con il “Corriere della sera”, dove pubblica le prime Faville del maglio.

La composizione di altri drammi lo occupa assiduamente: prima La Crociata degli innocenti per Giacomo Puccini, poi La Pisanelle ou la mort parfumée per l’attrice Ida Rubinstein e in ultimo Il ferro. Sul “Corriere della sera” pubblica un nuovo romanzo a puntate, La Leda senza cigno. Per Cabiria, film muto di Giovanni Pastrone, scrive le didascalie che gli frutteranno ben 50.000 lire.

Nel 1914 con lo scoppio della guerra abbandona Arcachon per trasferirsi a Parigi, dove segue la politica italiana e caldeggia l’interventismo a fianco dell’Intesa.