Il Parco


Ingresso

L’ingresso del Vittoriale, disegnato dall’architetto Gian Carlo Maroni, presenta un portale a due arcate con una nicchia al centro che ospita una piccola fontana e la scritta dannunziana: “Dentro da questa cerchia triplice di mura, ove tradotto è già in pietre vive quel libro religioso ch’io pensai preposto ai riti della patria e dai vincitori latini chiamato il Vittoriale”. Al di sopra un elmo da fante, tra due cornucopie, protegge lo stemma del Principe di Montenevoso, titolo conferito a d’Annunzio nel 1924, quando Fiume fu annessa all’Italia. Un timpano con il celebre motto dannunziano “Io ho quel che ho donato” suggella l’entrata del Vittoriale e funge da monito ai visitatori.
Oggi, per esigenze museali, la biglietteria e l’ingresso della casa museo si trovano sulla piazza del Vittoriale.

 

Nicchia dell’Enigma

La nicchia o edicola dell’Enigma si trova sul lato destro del viale che conduce alla Prioria e ospita un’opera d’arte contemporanea del maestro Ugo Riva chiamata Testimone della memoria. Tenendo la nicchia sulla destra, inizia il percorso lungo il viale. Il visitatore incontra e oltrepassa, simbolicamente, l’Arco dell’Ospite, che riprende l’archetipo dell’arco monumentale celebrativo e che accoglie il visitatore in quella che sarà l’ultima dimora del poeta.

 

 

Piazzetta del Pilo del Piave

Il Pilo del Piave, eretto a imitazione di quelli delle navi da guerra, sorregge la Vittoria del Piave, opera di Arrigo Minerbi e dono della città di Milano a Gabriele d’Annunzio nel maggio 1935. Poco lontano in una piazzetta che si affaccia sul teatro e sul lago il Comandante ha voluto anche il pilo del “Dare in brocca” (Centrare il bersaglio), a ricordo dell’impresa di Fiume, costituito da un fregio in marmo con tre frecce che colpiscono il centro del bersaglio e il pennone con la bandiera del Vittoriale, rossa e blu.

 

Il Parlaggio, il teatro all’aperto

Una conca marmorea sotto le stelle”, così Gabriele d’Annunzio immaginava il teatro all’aperto che ha ardentemente voluto insieme a Maroni nel 1931, quando Gian Carlo andò a Pompei per studiare la struttura del Teatro Grande. Sfortunatamente il né il poeta né il suo architetto di fiducia riuscirono a vedere l’opera ultimata, conclusa infatti nel 1952 e inaugurata nel 1953 con un concerto dell’orchestra della Scala. Nel 2020 l’Anfiteatro è stato interamente rivestito di marmo rosso di Verona, come da volontà del poeta.

 

Piazza dell’Esedra

Dal teatro percorrendo un breve viale si raggiunge la piazza dell’Esedra, disegnata da Maroni a forma di semicerchio e circondata da doppie arcate sormontate da sei pennoni per altrettante bandiere. Di fronte, il cavalcavia che collega l’ala di Schifamondo – oggi Museo “D’Annunzio Eroe” –  alle Torri degli Archivi. Al centro campeggia lo stemma nobiliare del Poeta di Principe di Montenevoso, insieme al motto “Immotus nec iners” (Fermo ma non inerte). Nella piazza a semicerchio si trova anche il Tempietto delle Memorie, un piccolo sacrario che ospitò le spoglie del Comandante fino al 1963, quando furono poi traslate nel Mausoleo. All’esterno sono stati murati i bassorilievi con le vedute di Spalato e Zara, eseguiti da Napoleone Martinuzzi, e le lapidi di Pola, Fiume e Pescara.

 

Giardino delle Vittorie

Dalla piazza dell’Esedra un piccolo viale conduce al cosiddetto Giardino delle Vittorie (riaperto nel 2015), da cui si gode una magnifica vista del lago e del Pilo del Piave. Il giardino ospita una scultura di Ugo Riva (Tregua), una dell’artista Sergio Capellini chiamata Ashanti, e da non molto sono stati piantati nuovi cipressi –  con tanto di nome –  per sostituire quelli caduti negli anni. Questo spazio connette anche ai passaggi sul retro dell’Auditorium e alla Terrazza dello Schifamondo, una terrazza strettamente connessa con la nuova ala della Prioria.

 

Piazzetta Dalmata

La piazzetta Dalmata prende il nome dalla statua della Vergine con lo scettro della Dalmazia, posta alla sommità dell’alto pilo. Quest’ultimo è composto da un cilindro in pietra d’Istria, ornato da otto teste di uomini barbuti, che rappresentano “gli otto vènti della rosa italiana”, come recita l’iscrizione che percorre i gradini alla base.
Sulla piazza si affacciano la Prioria e l’ala di Schifamondo che oggi ospita il Museo “D’Annunzio Eroe”.

 

Auditorium

Dalla piazzetta Dalmata è possibile raggiungere l’Auditorium, uno spazio adiacente alla Prioria oggi dedicato a convegni e eventi, nel quale è appeso lo S.V.A. biposto (unico al mondo perché modificato appositamente per il poeta) con il quale il 9 agosto 1918 realizzò il volo su Vienna. L’aereo, decorato da Guido Marussig, giunse al Vittoriale nel 1935. Un percorso rialzato consente, sempre nell’Auditorium, di visitare la mostra “Omaggio a d’Annunzio”, realizzata con opere permanenti e itineranti di artisti contemporanei.

 

Canile

Gabriele d’Annunzio ha sempre posseduto nelle sue ormai leggendarie dimore, dalla famosissima Capponcina allo chalet di Arcachon, un canile comodo e attrezzato per i suoi amati cani, levrieri in particolare. Così anche al Vittoriale diede disposizione di realizzare un canile (recentemente riaperto dopo anni di abbandono), oggi visitabile e da cui si può accedere direttamente alla Valletta dell’Acqua pazza oppure raggiungere la Nave Puglia che si scorge tra il fogliame.

 

 

Viale di Aligi

Percorrendo il viale di Aligi, personaggio della Figlia di Iorio, una delle più famose tragedie del Poeta, ci si dirige verso il ricovero del MAS, la Nave Puglia e il Mausoleo.

Fontana del Delfino

Al termine del viale di Aligi si incontra la fontana del Delfino, che raccoglie e rilancia a valle il rio dell’Acqua pazza (l’originario torrente che giunge dal colle del Vittoriale e lo attraversa), con al centro la figura in bronzo di Afrodite che emerge dalle acque insieme a un delfino.

Lago del cigno

Il piccolo lago del cigno si può raggiungere percorrendo il sentiero adiacente la fontana del Delfino, proprio accanto all’area di ristoro (aperta solo nei mesi estivi).

 

Ricovero del MAS 96

Seguendo i camminamenti dal lago del cigno è possibile raggiungere il ricovero del MAS 96 (motoscafo anti sommergibile), utilizzato dal Comandante durante la celebre Beffa di Buccari, l’impresa compiuta insieme a Costanzo Ciano e Luigi Rizzo nella notte tra il 10 e l’11 febbraio 1918 dalla Marina Italiana. Quando giunse a Gardone, il MAS 96 fu ricoverato nella darsena della vicina Torre San Marco, ancora oggi di proprietà del Vittoriale, e usato dal Comandante per intrattenere gli ospiti che giungevano al Vittoriale e per le sue uscite di piacere sul lago di Garda.

 

Mausoleo

Dal ricovero del MAS 96, passando davanti alla scultura dell’artista contemporaneo Ettore Greco intitolata San Sebastiano, si raggiunge il Mausoleo. Il Mausoleo, collocato su un’altura che sovrasta tutto il parco del Vittoriale, si raggiunge attraverso un percorso labirintico che ricorda i gironi danteschi. D’Annunzio aveva sistemato lì, all’interno di arche di epoca romana, i corpi dei legionari fiumani a lui più vicini e lì desiderava essere sepolto. Quello che oggi è il Mausoleo, venne realizzato dall’architetto Maroni successivamente alla morte del poeta, proprio nel luogo dal poeta stesso prescelto, ispirandosi al modello dei sepolcri a tumulo romani. Un unico monumento funebre con al centro la tomba del poeta, realizzata anch’essa in marmo di Botticino, circondato da ulivi.

Regia Nave Puglia 

Scendendo dal Mausoleo in direzione lago, è possibile salire – letteralmente – a bordo della Regia Nave Puglia, anch’essa, come il MAS 96, dono dell’ammiraglio Thaon di Revel per il sessantesimo compleanno del poeta, incastonata nel parco del Vittoriale con la prua rivolta verso il mare Adriatico. La nave giunse a Gardone smontata su vagoni ferroviari e venne rimontata in loco dal tenente Fortunato Silla insieme all’architetto del Vittoriale Gian Carlo Maroni. Quando d’Annunzio accompagnava sulla nave i suoi ospiti illustri o in ricorrenze significative dava ordine ai marinai di guardia di sparare a salve.

 

 Valletta dell’Acqua savia

Dalla Nave Puglia attraverso un piccolo sentiero si può raggiungere la Valletta dell’Acqua savia, un ambiente naturale particolarmente suggestivo attraversato dall’omonimo rivo che sfocia a valle nel Laghetto delle danze. Durante la passeggiata si possono ammirare alcune nicchie in pietra ricavate proprio al di sotto della Nave Puglia e ascoltare lo scorrere lento di “suor acqua”.

Valletta dell’Acqua pazza

Dalla Nave Puglia si può ammirare e soprattutto percorrere, attraverso un sentiero, la Valletta dell’Acqua pazza, una zona ricca di vegetazione spontanea, cascatelle, anfratti e tufi naturali. Secondo le indicazioni del Poeta, vengono moltiplicate le cadute d’acqua, i rivoli e le asperità rocciose e costruiti ponti e ponticelli, tra cui quello della Fortuna, un tempo decorato con corna di animali. Il rivo dell’Acqua pazza incontra, proprio sotto la prua della nave, il rivo gemello, quello dell’Acqua savia, e insieme convogliano nel Laghetto delle danze.

Ponte delle Teste di ferro

Quasi al termine della Valletta dell’Acqua pazza si giunge al ponte delle Teste di ferro, costruito in pietra bianca di Verona, con i parapetti a sedile. Sui pilastri sono stati collocati alcuni proiettili di obice, dono del maresciallo Armando Diaz.

 

 

 

Laghetto delle danze

Il rivo dell’Acqua Pazza incontra, proprio sotto la prua della Nave Puglia, il rivo gemello dell’Acqua Savia e insieme convogliano nel Laghetto delle Danze, riaperto al pubblico dopo molti anni nel 2013: un lago in pietra dove Gabriele e Luisa Baccara organizzavano dei concerti eseguiti dal Quartetto del Vittoriale. L’architetto Gian Carlo Maroni concepì quest’opera perfettamente integrata nel paesaggio naturale, tratteggiando e riprendendo la forma di un violino, con al centro una piattaforma circolare adibita a danze, rappresentazioni e concerti. Al termine del percorso verso valle termina lo spazio del parco del Vittoriale, chiuso dal Portale Rivano, dono della città dell’architetto Riva del Garda.

 

 

Villa Mirabella

La Villa Mirabella (visitabile durante le mostre temporanee) era stata pensata da d’Annunzio come foresteria per ospiti e artisti. Fra gli ospiti che soggiornarono a lungo alla Mirabella vi furono Antonio Bruers, il bibliotecario che si occupò del riordino dei libri della Prioria, e la moglie di Gabriele, Maria Hardouin di Gallese. Maria mantenne sempre buoni rapporti con il marito e frequentava spesso il Vittoriale, trasferendosi definitivamente a Villa Mirabella dopo la morte del Comandante, nel 1938.

 

Cimitero dei cani

Nel progetto della sua dimora d’Annunzio volle anche un luogo dove potessero riposare per sempre i suoi amati cani – levrieri soprattutto – ai quali ha dedicato un componimento scritto nel 1935 che oggi si può leggere su una lapide recentemente collocata. Il cimitero dei cani si trova nel giardino della Prioria accanto al muro di cinta del Casseretto, oggi Museo della Santa Fabbrica Gian Carlo Maroni

 

 

Museo della Santa Fabbrica Gian Carlo Maroni

Il Casseretto, un tempo sede degli uffici della Sovrintendenza e della “Santa Fabbrica” del Vittoriale, era l’abitazione privata di Gian Carlo Maroni. L’architetto ha disegnato la sua casa-studio, nel 1929, ispirandosi alle linee del cassero (da qui Casseretto), il ponte di poppa delle navi a vela che ospita proprio il ponte di comando. Dal 2021 è visitabile al pubblico come Museo della Santa Fabbrica Gian Carlo Maroni.

 

Frutteto

Il frutteto, modellato come un giardino rinascimentale, è circondato da pilastri e arcate che sorreggono grandi aquile e gigli in pietra. Al centro si innalza una colonna sulla nel quale svetta la Canefora di Napoleone Martinuzzi, scultura femminile in bronzo che regge sulla testa un cesto carico di frutti. Invece, nel lato che si affaccia sulla Valletta dell’Acqua pazza, in una nicchia, il Poeta ha voluto che fosse collocata una statua di Giulio Cesare del XVIII secolo.

 

Il roseto

Nei giardini privati, tra il frutteto e la limonaia, venne realizzato il roseto, recentemente riqualificato, che arricchisce quest’area di colori e profumi unici. Oggi il roseto ospita oltre 500 varietà di rosa, tra cui quella ibridata appositamente da Rose Barni in onore del poeta d’Annunzio. Le rose, suddivise in aiuole e categorie, riportano nomi antichi e aristocratici, legati al lavoro dei più importanti ibridatori a livello mondiale e scelti in un ideale percorso che ha riportato in vita le antiche aiuole, dedicandole ai Paesi visitati dal Vate, nei suoi viaggi o attraverso le pagine delle sue opere.

 

Limonaia

“Sul Garda solatio i limoni che conservano la forma del fiore suddivisi in cinque lobi si chiamano “diele” per allusione alle dita”, così d’Annunzio descrive la cosiddetta mano di Buddha, una particolare pianta di cedro che voleva sempre presente nella sua limonaia. Oggi la limonaia ospita, oltre alle piante con le mani di Buddha, la scultura di Paolo Borghi.

 

 

Arengo

In un piccolo boschetto di magnolie sotto la Veranda dell’Apollino, d’Annunzio ha voluto l’Arengo, un luogo sacro e suggestivo, per le cerimonie commemorative delle sue imprese di guerra e di Fiume. Luogo sacro, dunque, dove venivano consumati riti e rituali. La simbologia, sempre cara al Poeta, è qui essenziale: tra le ventisette colonne, che rappresentano le vittorie italiane durante la Prima guerra, alcune sono sormontate da proiettili donati dal generale Armando Diaz, mentre un’altra contiene un’urna con la terra di Caporetto, luogo decisivo per la storia d’Italia. Fulcro dell’Arengo è il trono del Comandate, ornato da due sfingi, con accanto la Vittoria alata di Napoleone Martinuzzi e sui gradini la dicitura: “Non nisi grandia canto / Regimen hinc animi” (Non canto se non cose grandi / Da qui il governo dell’animo). Accanto al trono i sedili in pietra a forma circolare riservati ai fedeli fiumani e – di fronte – la colonna del Giuramento, coronata da un capitello romanico e circondata da torcieri e leggii in ferro, decorati durante le commemorazioni da fasci di alloro.

 

Cortiletto degli Schiavoni

Il Cortiletto degli Schiavoni, luogo scelto da d’Annunzio per ricordare l’impresa fiumana e i suoi compagni, prende il nome dagli abitanti di Schiavonia, termine dato dalla cultura veneziana all’Istria e alla costa dalmata. La decorazione interna riprende quella della facciata della Prioria: oltre ai tre pozzi, di cui uno identico a quello della casa natale a Pescara, il Poeta ha voluto che fossero murati frammenti di lapidi, chiavi di volta in pietra d’Istria, piccole teste in pietra e terracotta, stemmi, mascheroni e cesti di frutta. A arricchire la decorazione, lo stemma di Principe di Montenevoso, dipinto da Guido Marussig, con accanto la statua della santa Leprosella, posta a suggello esterno della Stanza del Lebbroso.

 

Portico del Parente

Attiguo e comunicante al Cortiletto degli Schiavoni il Portico o Loggia del Parente, dedicato a Michelangelo, il “parente” a cui d’Annunzio si sente particolarmente legato. La presenza del grande artista nel Portico è rappresentata dal busto in marmo eseguito da Napoleone Martinuzzi e dal calco in gesso del Torso del Belvedere, uno degli esempi più significativi, secondo il Comandante, della perfezione della forma d’arte. Sul soffitto, dipinto da Guido Marussig, campeggiano versi di Michelangelo, mentre tra gli archi del portico il Poeta ha fatto collocare colonne, gessi, frammenti di sculture, un ritratto di Dante, acquasantiere, teste femminili e un lavabo monastico proveniente da Asolo, città d’origine di Eleonora Duse. Nei mesi estivi ricreava nella Loggia del Parente l’atmosfera della Prioria e la utilizzava come sala da pranzo per gli ospiti e soprattutto per le “ospiti”.

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