Sarcophagus


Parco del Vittoriale, Cimitero dei cani

La scultura Sarco-phagus, progettata da Italo Rota, una sorta di “sarcofago per cani” concepito come metafora del concetto di Natura-Eros-Morte Panismo, è il fulcro della prima edizione della mostra D’Annunzio e i Giardini di Pan, a cura di Alessandra Coppa.
Il Sarco-phagus, realizzato interamente in maiolica artistica scolpita da Vincenzo Del Monaco, rappresenta il concetto di introversione, della Memoria, della conservazione delle reliquie, della relazione inconscio/casa, ma anche quella di preservare l’idea di Natura.

Nel suo interno gli altorilievi raffiguranti oggetti e arredi creano un’interazione con gli interni delle stanze del Vittoriale. A fianco del sarcofago è trascritto un testo di d’Annunzio sui levrieri tratto dai documenti conservati agli Archivi del Vittoriale (manoscritto 866, Appunti autografi sui levrieri, Autografo nri.11723-11731, LXXXI, 3, c.7):

I levrieri gravi e tristi – malinconia – nobilissime creature – sognanti. I ritratti con la mano appoggiata su la testa del levriere.
Il levriere accovacciato ai piedi delle statue funerarie. Gli occhi malinconici.

L’installazione è completata con elementi simbolici sparsi attorno al Sarcofago, le Tanagre, piccole sculture votive di gure femminili che rimandano alle muse dannunziane riproposte da Italo Rota in modo surreale con la testa di cane.

CIMITERO DEI CANI

In una poesia datata 1935 (che si può leggere nella lapide accanto al Sarcofago, “Qui giacciono i miei cani…”) l’ultima di d’Annunzio, dai toni cupi e funerei, viene creato un parallelismo Cane-Uomo: come i cani passano la loro vita a rosicchiare ossi così l’uomo passa il suo tempo a inseguire il nulla. L’incipit è una sorta di epitaf o per i cani, ma anche del Panismo simbolico dove il rosicchiare ripetitivo diventa ossessione per la morte.